Sul senso della vita
Non sapendo più dare un senso alla nostra vita, chiediamo di esistere, o di farci esistere. Chiediamo visibilità, apparizioni, riconoscimento.
Ciao a tutti e a tutte, e benvenute e benvenuti a coloro che mi leggono per la prima volta.
Nella scatola delle dispense universitarie ho ritrovato un breve saggio che ho riletto con piacere e nostalgia. Ne voglio condividere qualche riga con te per tirarci fuori qualche riflessione.
Il saggio è di Eugenio Montale, si intitola Il nostro tempo. È uscito nel 1972 e mai più ripubblicato. Ecco le sue parole:
Quel che avviene nel mondo cosiddetto civile a partire dalla fine dell’Illuminismo è il totale disinteresse per il senso della vita. Ciò non contrasta con il darsi da fare, anzi. Si riempie il vuoto con l’inutile. L’uomo non ha più molto interesse per l’umanità. L’uomo si annoia spaventosamente.
A quanto pare, il 1972 è molto più simile al 2022 di quanto sembri.
La contemporaneità è l’epoca in cui l’uomo ha dato il meglio di sé nell’escogitare attenuanti, trucchi, verosimiglianze e scorciatoie per evitare la ricerca del significato. Ci siamo impegnati moltissimo nel creare cattedrali del diversivo e del divertimento, in uno sforzo collettivo atto a intrattenerci, rifuggendo gli attimi di silenzio almeno quanto l’olio di palma.
Non sapendo più dare un senso alla nostra vita, chiediamo di esistere, o di farci esistere. Chiediamo visibilità, apparizioni, riconoscimento. Il nostro tempo ha sostituito l’eccitazione alla contemplazione.
La comunicazione pubblicitaria, che è poi la sola comunicazione che ci è rimasta perché anche la politica, la scuola, la sanità e l’informazione non possono fare altro che ammiccare, ti convince di essere unico/a, di essere veramente te stesso/a, di far emergere il tuo vero potenziale.
Dunque ci proviamo a diventare qualcuno, a venire fuori dalla massa, a lasciare un impatto. E allora consumiamo, e compriamo gli strumenti che ci dicono essere i migliori per realizzarsi, salvo poi scoprire che non era la strada giusta per noi. Non era abbastanza speciale. E ricominciamo da capo.
Che poi alla fine, anche questa ricerca effimera del senso contribuisce alla distrazione dal senso. E crediamo di aver vinto ancora una volta.
Gli imperdibili 🗞
Imparare l’arte di ascoltare gli altri
Sul processo di Johnny Depp e Amber Heard; diffamazione e misoginia
“Non mi sento più sicuro a scuola.” Il problema dell’America con e armi
Ego, dissoluzione e costruzione dell’identità nel mondo digitale