BIgnami: Da animale a Dei: Storia di Homo Sapiens (1)
Fino a centomila anni fa coesistevano almeno tre specie diverse diverse di Homo sulla Terra. Perché Homo Sapiens è l’ultimo e unico rimasto?
Prima di tutto (Di Maio cit.) voglio salutare tutti i nuovi iscritti della settimana, e anche quelli di quelle precedenti, dato che non l’ho mai fatto 😬 Sembra che il nuovo format vi piaccia un sacco, wow! Non fate i timidi, mandatemi le vostre impressioni.
Questo è il primo numero seriale di Caratteri. Ho riassunto, si fa per dire, il saggio che mi ha dato le basi scientifiche per moltissime intuizioni che ho avuto in giovane età, e oggi costituisce un vademecum nozionistico imprescindibile nelle mie riflessioni contemporanee. Sto parlando di Sapiens. Da animali a dei, di Yuval Noah Harari. Come dicevo, sarà una serie di 3, o forse 4 uscite, che ripercorrono tutti i capitoli del volume, inserendo le solite divagazioni sul tema: non ce la faccio, è il retaggio di Letterature Moderne Comparate. Va beh, partiamo!
1. Un animale intraprendente
Fino a centomila anni fa coesistevano almeno tre specie diverse di Homo sulla Terra. Perché Homo Sapiens è l’ultimo e unico rimasto? Sapiens di Yuval Noah Harari, libro fondamentale per la società contemporanea, esplora il significato di “essere umani”, indagando sui motivi per cui questo piccolo mammifero insignificante sviluppatosi nella Savana, con un impatto sull’ambiente non maggiore di gorilla, lucciole o meduse, sia arrivato a dominare il mondo eludendo le leggi della selezione naturale in meno di 100.000 anni.
Essendo stati una delle schiappe della savana, siamo pieni di paure e ansie per la nostra posizione, il che ci rende doppiamente crudeli e pericolosi. Molte calamità storiche, da guerre mortali a catastrofi ecologiche, sono il risultato di questa evoluzione improvvisa.
Natural Born Killers
Circa 70.000 anni fa Homo Sapiens uscì (per la seconda volta) dall’Africa orientale per diffondersi dalla penisola arabica al continente eurasiatico. Da quelle parti vivevano i nostri cugini di Neanderthal, che letteralmente sparirono in poche migliaia di anni. Fu il primo genocidio della storia e non fu l’ultimo. Oggi si intende Teoria dell’incrocio la procreazione tra le due specie, o Teoria della sostituzione l’annientamento delle altre specie da parte dei Sapiens. Nel caso dei Neanderthal probabilmente sono successe entrambe, dato che nel DNA dell’uomo moderno è ancora presente l’1,4% di origine Neanderthaliana. Ma al tempo stesso dei nostri cugini non c’è più traccia.
La stessa sorte toccò a ogni altra specie di Homo che ebbe la sfortuna di entrare in contatto con noi: Homo soloensis (Uomo della Valle di Solo) e Homo floresiensis (uomini nani) abitavano le regioni dell’Indonesia, mentre Homo denisova viveva in Siberia.
Nemmeno fu diverso per molti animali. La cosiddetta megafauna australiana fu sterminata in poche migliaia di anni da quando Sapiens giunse laggiù dall’Indonesia 45.000 anni fa. Nello stesso modo, in soli 2.000 anni, il Nord America ha perso 34 dei suoi 47 grandi mammiferi, il Sud America 50 su 60.
Quello che succede nella nostra epoca non è molto diverso. Forse un giorno non rimarranno che polli, tonni da allevamento, bovini e suini utili alla nostra alimentazione.
Sollevate la Mistery Box
Si stima che già 300.000 anni fa, gli esseri umani usassero il fuoco quotidianamente. Questa rivoluzione copernicana ha permesso agli esseri umani di cucinare e cuocere il cibo, il che ha reso digeribili molti più cibi. Mentre gli scimpanzé trascorrono cinque ore al giorno a masticare cibi crudi, gli esseri umani trascorrono un'ora a mangiare cibo cotto. Minor tempo per la digestione e minore energia richiesta, hanno permesso un’espansione del cervello senza precedenti rispetto agli altri animali.
“Impara a camminare da solo”
Un altro fattore di evoluzione imprescindibile è la stazione eretta. Camminare su due gambe ci ha permesso di liberare le mani per fare molte altre cose come trasportare o costruire oggetti sofisticati, grazie alla trasformazione del pollice prensile.
C’era una volta...
Tra 70.000 e 30.000 anni fa si è verificata quella che Harari chiama Rivoluzione Cognitiva.
Archi, frecce, aghi, barche, lanterne, statuette artistiche, le prove della religione, del commercio e della stratificazione sociale appaiono in questo brevissimo lasso temporale dove i Sapiens fecero il vero salto di qualità.
La Rivoluzione Cognitiva ci ha conferito il potere più importante di tutti: l’immaginazione. Possiamo raccontare storie che riguardano fatti o persone che non esistono e creare coesione sociale dietro idee immaginate, ma straordinariamente efficaci, come la politica, la religione, il denaro, i diritti. Tutti questi concetti appena citati non esistono da nessuna parte della natura e neppure a livello biologico, eppure sono i cardini attorno ai quali gravitano le società, sia antiche che contemporanee.
Uno scimpanzé non ti darà mai una banana oggi, in cambio di avere mille banane nel paradiso degli scimpanzé. Gli umani sono disposti a dare molto più di una banana in cambio del paradiso. Lo scimpanzé non ha immaginazione, l’uomo sì.
Crediamo in un ordine di idee non perché sia oggettivamente vero, ma nella convinzione che quella credenza ci permetta di cooperare efficacemente e costruire una società migliore.
Si stava meglio quando si stava peggio
L’uomo “primitivo” dell’Età della Pietra non era agricoltore né impiegato. Era un cacciatore-raccoglitore. I nostri antenati avevano la preparazione atletica di un maratoneta e a livello individuale erano le persone più sagge, abili e informate della storia. Ognuno di loro conosceva perfettamente l’ambiente circostante e le proprietà nutritive delle piante, era un cacciatore provetto, aveva un’alimentazione varia ed equilibrata e lavorava la metà di noi. Viveva in un clima mite, in contesti relativamente ricchi di risorse facilmente disponibili e non moriva di malattie infettive. Certo, la vita non era affatto comoda e c’era sempre la possibilità di essere sbranati da qualche predatore o pestati a sangue in uno scontro con una tribù rivale. Nonostante tutto, si può parlare di primitiva età dell’oro.
Il grande bluff
Le grandi invenzioni stimolate dalla Rivoluzione Cognitiva ci fecero capitombolare nella più grande fregatura della storia: l’agricoltura. La possibilità di manipolare piante e animali in modo programmatico, ci diede l’illusione di poter controllare la natura e di uscire dall’incertezza della caccia e della raccolta. Circa 10.000 anni fa la Rivoluzione Agricola trascinò gli esseri umani in una condizione più difficile, faticosa e sedentaria di prima. Una manciata di specie vegetali, tra cui grano, riso e patate, erano responsabili del fabbisogno nutrizionale di Homo sapiens, oltre a pochissime specie animali addomesticate. La dieta diventò meno varia e l’uomo meno abile e informato.
L’essenza della Rivoluzione Agricola si può riassumere così: la capacità di mantenere in vita più persone in condizioni peggiori, poiché la coltivazione forniva più cibo per unità di territorio, consentendo così a Homo Sapiens di moltiplicarsi in modo esponenziale.
Siamo caduti in trappola. All’inizio, dopo l’ultima breve era glaciale del 12.000 a.C., il grano prosperava per le alte temperature e i Sapiens si illusero di una facile ricchezza. La popolazione crebbe e i piccoli gruppi si radunarono in insediamenti sempre più numerosi. Ma le malattie infettive dilagarono e la mortalità infantile crebbe oltre il 30%. Nel frattempo ci eravamo dimenticati di quando eravamo cacciatori-raccoglitori e di tutto il sapere connesso alle piante selvatiche e all’ambiente. Ci eravamo incatenati al grano e ai capricci della natura.
Il lusso si trasforma in necessità, e le necessità introducono nuovi obblighi.
La ricerca di una vita più facile ha provocato molte difficoltà, esattamente come succede oggi. I giovani ambiscono a lavori impegnativi con l’obiettivo di lavorare sodo qualche anno per poi godersi la vita. Gli anni passano e nel frattempo arrivano figli, il mutuo e le auto pagate a rate, insieme alla sensazione che non valga la pena vivere senza del buon vino e vacanze costose all'estero. A quel punto cosa fanno? Raddoppiano i loro sforzi e continuano a sgobbare.
Questo è più o meno quello che successe quando abbiamo iniziato a piantare semini nei campi. È da 12.000 anni che sgobbiamo nella prospettiva di stare meglio, domani.
La nascita del futuro
Nel panorama esistenziale dei cacciatori-raccoglitori c’era soltanto il presente. Ogni giorno costituiva un’avventura del tutto nuova e il futuro non era né promettente né preoccupante. L’Animismo connetteva strettamente gli individui alla natura, in un dialogo eternamente presente.
Gli agricoltori invece lavorano al servizio del futuro: seminano oggi per raccogliere tra un mese, un anno e anche di più. Il futuro è sempre incerto e determinante per la sopravvivenza. È lo stress per il futuro che ha creato le strutture politiche dell’antichità, per la gestione delle risorse alimentari comuni e per gli interventi emergenziali.
Caro amico, ti scrivo...
Furono i Sumeri a inventare la scrittura, poi detta cuneiforme dalla forma a cuneo dei segni utilizzati. I primi testi che ci sono pervenuti non sono lettere d’amore o trattati filosofici, bensì sono libri contabili che registrano pagamenti, debiti e certificati di proprietà.
Tra le moltitudini di tecniche di scrittura antica che ci sono pervenute, dai geroglifici al sanscrito, dal miceneo all’indu (che ha inventato i numeri arabi), quella che mi affascina maggiormente per un design incredibile è il quipus degli Incas. Erano corde colorate di lana o cotone con nodi legati in luoghi diversi. Combinando diversi nodi su diverse corde con colori diversi era possibile registrare grandi quantità di dati matematici.
C’è semore un rovescio della medaglia: per conoscere un codice simbolico così complesso, le culture dell’antichità hanno dovuto creare un sistema di organizzazione e trasferimento delle conoscenze, riducendo la potenza creativa del pensiero in un ordine definito di possibilità.
L'impatto più importante della scrittura sulla storia umana è proprio questo: ha gradualmente cambiato il modo in cui gli esseri umani pensano e vedono il mondo. La libera associazione e il pensiero olistico hanno lasciato il posto alla compartimentazione e alla burocrazia.
Fine del capitolo 1. Bello denso, vero? Nel prossimo numero affronteremo tre argomenti tosti: soldi, imperi, religioni. À bientôt!