Il labirinto del presente
Il presente è un labirinto ammaliante e caleidoscopico; l’uomo contemporaneo ci è cascato dentro senza saperne uscire.
Quando siedo in meditazione mi accorgo di entrare in contatto con una dimensione molto rara nella vita quotidiana: lo scorrere del tempo. Un respiro dopo l’altro, nell’immobilità corporea, nel dolore fisico delle ginocchia, nel controllo periodico della postura corretta, mi accorgo del tempo che passa; ed è particolarmente intenso.
Durante i primi minuti i pensieri si affollano vorticosamente alla ricerca della mia attenzione, in un conglomerato informe di ricordi, sensazioni, emozioni, idee, paure, rimorsi, intenzioni. Poi iniziano a diradarsi, e il respiro lento e cadenzato purifica la mente, lasciando uno spazio vuoto in cui regnano l’assenza e l’attenzione.
Quando termino la seduta, permane una sensazione di attaccamento al presente, un’attenzione al gesto, alla vista, al suono. La vita quotidiana è molto diversa. È come se fossimo guidati da un’automazione perfettamente collaudata che ci porta a fare le cose senza un reale intervento da parte nostra. Semplicemente, rispondiamo agli input in modo meccanico per gran parte delle nostre giornate.
Lavorando nella comunicazione digitale, ho partorito un parallelismo sinistro con le strategie di marketing. Nella costante guerra per la nostra attenzione messa in atto dalle leggi di mercato, qualsiasi social network, rivista online, brand, content creator, piattaforma di streaming lotta una battaglia senza prigionieri per accaparrarsi uno spicchio sempre più grosso della nostra attenzione quotidiana. Più tempo gli utenti passano su un prodotto digitale, maggiori saranno i guadagni dello stesso. Come dicono gli americani, money follow eyeballs, i soldi seguono lo sguardo.
Negli ultimi anni, con l’ingresso della navigazione online sui dispositivi mobili, è stato inventato uno strumento molto efficace per intrappolare l’utente su una piattaforma: lo scrolling infinito.
Cos’è lo scrolling infinito? Lo conosci benissimo, e probabilmente lo utilizzi per diverse ore al giorno. Non è altro che il meccanismo di scrollare una videata che non ha una fine, come il feed di Instagram, TikTok, Facebook o LInkedin. L’utente non deve intervenire con un’azione determinata, come il clic sul link, ma deve semplicemente scorrere il dito con una cadenza ipnotica sullo schermo, all’infinito, per essere nutrito di nuovi contenuti. Questo automatismo non produce alcun evento, ma modula un ritmo. Stai pensando anche tu a Modern Times di Chaplin? In effetti, l’operaio della seconda rivoluzione industriale è al servizio della macchina, replicando automaticamente lo stesso gesto infinite volte al giorno. Noi utenti della rivoluzione digitale siamo al servizio della piattaforma, replicando lo scrolling infinito.
Le Instagram Stories hanno fatto un salto in avanti, annullando l’intervento dell’utente. Le Storie infatti continuano inarrestabilmente finché l’utente, frastornato e confuso, decide che può bastare, bloccando il flusso. Il comportamento è invertito: l'utente non alimenta il motore, ma lo ferma di tanto in tanto. Anche la riproduzione automatica di YouTube o la partenza automatica della nuova puntata su Netflix seguono lo stesso principio.
Il presente è un labirinto ammaliante e caleidoscopico; l’uomo contemporaneo ci è cascato dentro senza saperne uscire. La memoria storica sta scomparendo e il futuro non esiste più. Non credi che l’umanità sarebbe più spaventata dal cambiamento climatico se avesse una visione del futuro? Don’t Look Up docet.
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