Verso l'infinito e oltre
Tecnica, tecnologia, esplorazione spaziale, numeri piccoli e numeri grandissimi.
Ciao 👋
Questo è un numero speciale, preparati a fare un salto lunghissimo.
«La tecnica non ha scopi di salvezza. L’uomo è obsoleto, nel rapporto uomo-macchina, la macchina ha già vinto. Se la tecnica è oggi la condizione necessaria per realizzare qualsiasi scopo, essa non è più un mezzo, ma il primo scopo a cui tutti gli altri sono subordinati. Tutti gli altri scopi allora collassano, diventano illusioni, fantasie o delusioni. L’egemonia della tecnica determina una variazione di tutte le categorie umane, ovvero dei modi tradizionali di intendere la ragione, la verità, l’ideologia, la politica, l’etica, la natura, la religione e la stessa storia».
Umberto Galimberti
Sono partito da questa riflessione di Galimberti su Heiddeger e la Tecnica vista come fine ultimo di ogni azione umana, al solo scopo di soddisfare il suo (della Tecnica) infinito bisogno di auto-determinarsi. La tecnica è affascinante e sibillina, ci richiama a sé mediante le sue iperboli funzionali, che ci fanno dimenticare un tempo in cui dovevamo ancora faticare, e correvamo il rischio di annoiarci anche solo per un’oretta.
E così, da creatori siamo diventati cavie. La Cina si appresta a diventare la prima grande potenza tecnologica del mondo, ma non vi è ancora un vero dibattito intorno all’idea di progresso. Su L’Indiscreto, ho letto un bellissimo articolo tratto da Cosmotecnica di Yuk Hui.
“L’idea che il futuro sia sempre positivo può essere pericolosa. Chiedetelo ai giovani se il futuro per loro è una certezza o una minaccia. Il futuro non è più una promessa». Prenditi un’oretta per ascoltare una riflessione centrale della nostra epoca.
Stanley Kubrick ha creato delle immagini che sarebbero diventate iconiche per le generazioni successive. Prima ancora che un argomento diventasse centrale, lui lo aveva già stigmatizzato.
Nalla gif qui sopra vedi il flash-forward più lungo della storia del cinema. La tecnica, rappresentata dall’osso, primo strumento “tecnologico” usato dai primati del film per distruggere e uccidere i gruppi nemici, si trasforma nella navicella spaziale, a significare il salto qualitativo fatto dall’uomo nell’arco di milioni di anni di evoluzione.
Tecnica ed Esplorazione spaziale sono due concetti profondamente interconnessi, e non a caso gli ultramiliardari che hanno fondato i loro imperi sulla trasformazione tecnologica, si stanno giocando il loro primato nello spazio, oltre ovviamente al business del turismo spaziale di lusso da triliardi di dollari.
Un pezzo su Internazionale che si intitola Spazio
Ora, Jeff Bezos è andato ha fatto il suo viaggetto spaziale, e sinceramente mi è sembrato veramente un cretino.
Ascolta l’intervista fatta appena ritornato giù. Indossa un cappello da cowboy, ma perché? E poi propina una sfilza di ovvietà che stanno a metà strada tra John Lennon e un texano che arriva in Europa e vede per la prima volta la neve. “La Terra è così bella, da lassù non ci sono confini nazionali, l’atmosfera che ci sembra così vasta in realtà e molto sottile e fragile”. Mi viene da chiedergli: hai mai visto un documentario Jeff? Solo adesso hai capito che abbiamo un pianeta da salvare, e nel frattempo costringi i tuoi dipendenti a pisciare dentro i sacchetti per non far suonare i loro braccialetti?
Forse è per questo che Bezos è diventato il villain più odiato di internet.
Voglio concludere con dei numeri che profumano di poesia. Sto leggendo un bel libro, Breve storia di (quasi) tutto di Bill Bryson. E ieri sera ho letto questo:
La teoria del Big Bang non riguarda l’esplosione in se stessa, ma quello che successe dopo. Non molto dopo, attenzione. Sobbarcandosi un sacco di calcoli e osservando attentamente che cosa succede negli acceleratori di particelle, gli scienziati sono ormai convinti di poter risalire fino a 10^43 secondi dopo la creazione, quando l’universo era ancora così piccolo che per trovarlo sarebbe stato necessario un microscopio. Non dobbiamo andare in estasi di fronte a ogni numero eccezionale che ci si presenta, questo no; forse però vale la pena di esaminarne uno di tanto in tanto, solo per farci un’idea di tutta la loro straordinaria e incomprensibile enormità. Questo 10^43 corrisponde a 0,0000000000000000000000000000000000000000001; oppure, se preferite, a un decimilionesimo di trilionesimo di trilionesimo di trilionesimo di secondo.
La maggior parte di quello che sappiamo, o crediamo di sapere, dei primi momenti di vita dell’universo lo si deve a un’idea chiamata teoria dell’inflazione. […]
Risultato finale fu la teoria dell’inflazione, secondo la quale nella frazione di istante successiva all’alba della creazione, l’universo subì una improvvisa e strabiliante espansione. Si gonfiò – in effetti fu come se fuggisse con se stesso da se stesso, raddoppiando le proprie dimensioni ogni 10^34 secondi. L’intero evento non sarà durato più di 10^30 secondi – cioè un milionesimo di milionesimo di milionesimo di milionesimo di milionesimo di secondo – ma trasformò l’universo da un oggetto che stava tutto in una mano a superare il milione di miliardi di chilometri.
Mi fai sapere se ti è piaciuto questo numero e se vorresti leggerne altri simili in futuro?