Negli ultimi mesi ho lavorato con parecchi manager e professioniste, e ho notato alcuni pattern che si ripetono: i miei studenti vogliono cambiare, ma senza stravolgere completamente la loro esistenza. Nessuno mi ha confessato di voler mollare tutto per aprire un chiringuito a Bali, ma tutti (anzi, tanti) vorrebbero ottimizzare la propria vita senza abbandonare tutto ciò che hanno costruito. Piuttosto, desiderano trasformare quegli aspetti limitanti che impediscono loro di trovare un equilibrio autentico tra vita professionale e benessere personale.
È stata questa osservazione ricorrente a spingermi a rispolverare un'antica reminiscenza universitaria: La Ripetizione. Un esperimento psicologico del filosofo esistenzialista danese Søren Kierkegaard, pubblicato nel 1843. Quello che inizialmente sembrava un esercizio di archeologia filosofica si è rivelato invece una chiave interpretativa sorprendentemente attuale per comprendere i meccanismi profondi del cambiamento autentico.
Questa rilettura mi ha proposto una prospettiva paradossale, come quelle che piacciono a me, che sfida la mentalità contemporanea: in un mondo che ci spinge costantemente verso il "nuovo" e l'"innovativo", il filosofo danese suggerisce che la vera crescita non avviene attraverso l'abbandono del passato, ma attraverso la sua trasformazione creativa. È una visione che risuona profondamente con l'esperienza di chi cerca di evolvere senza perdere la propria essenza.
Kierkegaard distingue nettamente la ripetizione dal semplice ricordo. Mentre la reminiscenza platonica guarda indietro verso un passato idealizzato, la ripetizione kierkegaardiana è un movimento in avanti che recupera l'essenziale trasformandolo. Il filosofo si chiede: "Una cosa guadagna o perde a essere ripetuta?"
La ripetizione autentica non è mai una mera reiterazione meccanica. È invece un processo alchemico attraverso cui gli elementi fondamentali della nostra esistenza vengono ripresi, rielaborati e riattivati in forme nuove. Non si tratta di tornare indietro, ma di portare avanti ciò che ha valore duraturo nella nostra identità, arricchendolo con la consapevolezza acquisita lungo il cammino.
Dalla stagnazione alla creatività esistenziale
Nella vita quotidiana, sperimentiamo spesso quella che potremmo chiamare "falsa ripetizione": la routine automatica, l'abitudine svuotata di significato, il perpetuarsi di schemi comportamentali che non ci appartengono più. Questa ripetizione meccanica è l'opposto di ciò che Kierkegaard aveva in mente. È ripetizione morta, che ci imprigiona invece di liberarci.
La ripetizione creativa, al contrario, nasce dal riconoscimento che siamo esseri in continua evoluzione, ma con un nucleo identitario che merita di essere preservato e coltivato. È il processo attraverso cui un musicista reinterpreta un classico mantenendone l'essenza ma infondendovi la propria sensibilità contemporanea, o come un giardiniere che innesta nuovi rami su un tronco antico, creando qualcosa di inedito senza tradire le radici.
I Tre Stadi della Ripetizione Esistenziale
1. Il Riconoscimento dell'Essenziale
Il primo movimento della ripetizione creativa richiede una profonda autoindagine. Cosa, nella nostra storia personale, merita di essere "ripetuto"? Non tutto il passato ha uguale valore: alcune esperienze ci hanno formati costruttivamente, altre ci hanno limitati. La ripetizione autentica inizia con il discernimento tra ciò che ci ha resi più autentici e ciò che ci ha allontanati da noi stessi.
Questo processo non è nostalgico. Non si tratta di idealizzare il passato, ma di identificare quei momenti, valori, relazioni o aspirazioni che hanno rivelato la nostra natura più genuina. Potrebbero essere la passione per l'arte che avevamo da bambini, la capacità di meravigliarci che abbiamo perduto crescendo, o quell'approccio spontaneo alle relazioni che l'esperienza ha reso più cauto ma che conserva una saggezza intuitiva preziosa.
2. La Trasformazione Consapevole
Una volta identificati gli elementi essenziali da "ripetere", inizia il lavoro più delicato: la loro reintegrazione nella vita presente. Questa fase richiede creatività genuina, perché non possiamo semplicemente ripristinare il passato. Siamo cambiati, il contesto è mutato, e pretendere di tornare alla situazione originaria sarebbe regressivo e sterile.
La ripetizione creativa chiede invece di reinventare quelle qualità in forme mature. Se da giovani eravamo guidati da un idealismo ingenuo ma sincero, la ripetizione matura potrebbe trasformare quell'idealismo in un impegno concreto e consapevole. Se avevamo una naturale apertura verso gli altri che le delusioni hanno indurito, la ripetizione potrebbe significare recuperare quella disponibilità mantenendo però la saggezza acquisita.
3. L'Integrazione Dinamica
La fase finale della ripetizione creativa è la più complessa: mantenere vivo questo equilibrio dinamico tra permanenza e trasformazione. Non si tratta di un processo che si completa una volta per tutte, ma di un atteggiamento esistenziale permanente. È la capacità di rimanere fedeli a se stessi pur continuando a crescere, di mantenere la propria identità pur rimanendo aperti al cambiamento.
Applicazioni pratiche della ripetizione creativa
Ambito Professionale: Molti professionisti sperimentano momenti di crisi in cui si sentono alienati dal proprio lavoro. La ripetizione creativa può offrire un'alternativa alla drastica rottura che spesso sembra l'unica soluzione. Invece di cambiare completamente settore, si può cercare di riattivare le motivazioni originarie che ci avevano spinti verso quella professione, reinterpretandole alla luce dell'esperienza maturata.
Un insegnante deluso dalla burocrazia scolastica potrebbe "ripetere" la sua originaria passione educativa trovando modalità innovative di trasmissione del sapere. Un medico schiacciato dalle pressioni del sistema sanitario potrebbe riscoprire la dimensione relazionale della cura che lo aveva inizialmente attratto alla professione.
Relazioni affettive: Le relazioni di lunga durata attraversano inevitabilmente momenti di crisi e routine. La ripetizione creativa offre un modello per rinnovare questi legami senza negarli. Non si tratta di fingere che i problemi non esistano o di tornare alla fase iniziale dell'innamoramento, ma di ritrovare ciò che aveva reso quella relazione significativa e di reinventarlo nel presente.
Questo può significare recuperare modalità di comunicazione che avevamo abbandonato, riscoprire interessi comuni che avevamo trascurato, o semplicemente rimettere al centro quella curiosità reciproca che è spesso la prima vittima della familiarità.
Sviluppo personale: A livello di crescita individuale, la ripetizione creativa ci libera dalla tirannia del "sempre nuovo". Non dobbiamo costantemente reinventarci da zero per crescere. Possiamo invece lavorare su un approfondimento e una raffinazione di quello che già siamo, trovando modalità sempre più autentiche e mature di esprimere la nostra natura essenziale.
Occhio a questi rischi…
La ripetizione creativa non è esente da pericoli. Il primo è la nostalgia regressiva: l'illusione di poter tornare indietro negando tutto quello che è successo nel frattempo. Questo atteggiamento porta alla stagnazione mascherata da conservazione.
Il secondo rischio è l'opposto: la ripetizione compulsiva del cambiamento, l'incapacità di mantenere qualsiasi continuità per paura di "essere ripetitivi". Questo atteggiamento porta alla dispersione e all'inautenticità, perché ci condanna a essere sempre altri rispetto a noi stessi.
In conclusione, non devi scegliere tra fedeltà a se stessi e crescita personale: puoi crescere proprio attraverso un approfondimento della nostra fedeltà a ciò che di più autentico ti porti dentro. Anziché spostarti continuamente di lato, rallenta, scava in profondità.
Una citazione dal saggio:
La dialettica della ripetizione è semplice: ciò che infatti viene ripetuto, è stato, altrimenti non potrebbe venire ripetuto; ma proprio il fatto che ciò è stato determina la novità della ripetizione. Dicendo che ogni conoscere è ricordare, i Greci dicevano: «l'intera esistenza attuale è esistita». Dicendo che la vita è una ripetizione, si dice: «l'esistenza passata viene a esistere ora». Senza la categoria di reminiscenza o di ripetizione, la vita intera svanisce in un rumore vuoto e inconsistente.
Dall’archivio di Trasumanare
Ma prima una segnalazione: negli Stati Uniti, e in generale in tutto il “globo terracqueo” stanno succedendo cose piuttosto estreme e inaudite. Una bussola che mi aiuta a orientarmi, restando al passo e, perché no, facendomi seriamente dubitare della nostra permanenza su questo pianeta è la newsletter . Ogni settimana, tanti link seguiti da commenti taglienti e per nulla compiacenti, che ti fanno capire meglio dove diavolo siamo finiti. E poi ci sono le polpette, ovviamente.