You are the media now
Il tweet di Elon Musk non è solo un invito a partecipare alla creazione di contenuti, ma un'affermazione totalizzante che ribalta ogni gerarchia e ogni autorità.
Mercoledì 13 novembre, nella puntata di Morning, Francesco Costa ha conferito il valore di peto alle dichiarazioni espresse nei tweet di Elon Musk (stava parlando di quello sui giudici italiani finito sulle prime pagine dei quotidiani).
Sono pienamente d’accordo con lui, d’altronde, se pubblichi più di 60 tweet al giorno, non puoi pensare troppo a quello che dici. Tuttavia c’è stato un altro tweet, pubblicato il giorno dopo la vittoria elettorale di Trump, di cui ho percepito maggiore ponderatezza e programmaticità.
Il tweet recita: You are the media now.
Con questa dichiarazione, Elon Musk sta cercando di tracciare un solco profondo nella nostra società, inaugurando un'era in cui l'individuo è sovrano assoluto del proprio universo informativo. Ma questa sovranità, apparentemente liberatoria, nasconde un retroscena più cupo: siamo soli, isolati in un labirinto di contenuti autoprodotti, dove la verità è relativa e la realtà è plasmata dai nostri pregiudizi.
You are the media now non è solo un invito a partecipare alla creazione di contenuti, ma un'affermazione totalizzante che ribalta ogni gerarchia e ogni autorità. D’altronde, sia per Musk che per Trump, gli altri non esistono: sono solo un inciampo, o peggio, uno strumento, per la realizzazione della propria volontà di potenza.
Da qui, il passo è molto breve per ammettere che:
You are the law now
You are the education now
You are the truth now
In questa nuova realtà, ognuno di noi è giudice, giuria e boia delle proprie convinzioni, senza alcun contraddittorio, senza alcun confronto.
Ma questa libertà assoluta ha un prezzo. In un mondo dove ognuno è un'isola, la comunicazione si riduce a un monologo interiore, un flusso ininterrotto di pensieri e opinioni che risuonano nel vuoto. La rete, anziché essere un luogo di incontro e di scambio, diventa un rifugio edonistico, dove ciascuno costruisce una realtà a misura di sé. Una solitudine circondata da un rumore assordante, in cui nessuno può sentirti quando chiedi realmente aiuto.
Quando l’ho letto, ho istintivamente percepito la sensazione di un terribile hangover, come se il giorno dopo la sbornia mediatica delle elezioni americane, il mondo si fosse svegliato con una responsabilità incombente: you are the media now e d’ora in poi dovrai cavartela da solo.
Per questo, il tweet di Musk è subdolamente ambiguo per due motivi. Da un lato, celebra l'empowerment individuale e la libertà di espressione. Dall'altro, alimenta l'egoismo, la polarizzazione e la frammentazione sociale. È un invito a un individualismo esasperato, che rischia di minare i fondamenti stessi della società per come la conosciamo.
Le esperienze passate ci mostrano che questi momenti di profonda trasformazione possono essere un catalizzatore per il cambiamento, ma non garantiscono affatto un esito positivo. La Grande Depressione, ad esempio, ha portato sia all'ascesa del nazismo che alla nascita del New Deal. Allo stesso modo, la pandemia di Covid-19 ha accelerato la digitalizzazione e ha messo in discussione molti dei nostri assunti sulla globalizzazione, ma ha anche alimentato divisioni sociali e polarizzazione politica.
Ovviamente, non ho risposte facili da dispensare. Credo che ci attendono anni strani, caratterizzati da euforia e frustrazione, furore e terrore, magnificenza e repressione, conquista e crudeltà. Ci faremo presto l’abitudine, oppure, com’è già successo, reagiremo con modalità nuove e sorprendenti, che plasmeranno in modi imprevedibili una nuova realtà.
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