Conosci te stesso
Essere liberi, essere autentici, è la volontà di tutti ma il traguardo di pochi. Chiunque vorrebbe essere unico a modo suo, ma soltanto sotto la calda e confortevole approvazione della propria nicchia
L’altro giorno ero al supermercato, mentre ascoltavo l’audiolibro dei Miti Greci di R. Graves. Stavo scegliendo il gusto dei taralli…olive, finocchio, classici? e il lettore mi parlava del celebre monito scolpito sul frontone dell’oracolo di Delfi: Gnōthi sautón - nosce te ipsum - conosci te stesso. Insomma, è da almeno 2.500 anni che ce la meniamo con questa storia dell’identità.
Mi sono bloccato un attimo, con i taralli in mano, per pormi queste domande: Perché, nonostante i progressi della civiltà, continuiamo a inciampare sulla strada verso la nostra vera natura? Perché ci nascondiamo dietro maschere sociali, conformandoci a modelli precostituiti? Forse, come sostenevano i greci, siamo vittime di una sofistica perenne, in cui molteplici verità si mescolano come il caffè quando affoga nel gelato, allontanandoci dalla nostra autenticità.
Le ragioni di questo smarrimento sono diverse, credo. Da un lato, l'evoluzione ci ha plasmati per vivere in comunità, cercando l'approvazione del gruppo ristretto da cui non potevano allontanarci, pena l’auto-eliminazione. Dunque è l'istinto di sopravvivenza ad averci spinto verso l’omologazione. Dall'altro, l’epoca contemporanea ha plasmato una società in cui l'immagine pubblica ha assunto un'importanza senza precedenti, soprattutto attraverso le identità digitali, con conseguenze inattese sull’autostima e sul benessere psicologico.
La continua esposizione a vite apparentemente perfette, filtrate e ritoccate, può generare un senso di inadeguatezza e di insicurezza. Confrontare la nostra realtà con quella degli altri, spesso costruita ad arte, ci porta a sottovalutare i nostri successi e ad amplificare i nostri difetti. Nasce così un circolo vizioso in cui la ricerca dell'approvazione sociale diventa un bisogno pressante, spingendoci a indossare maschere sempre più sofisticate.
Essere liberi, essere autentici, è la volontà di tutti ma il traguardo di pochi. Chiunque vorrebbe essere unico a modo suo, ma soltanto sotto la calda e confortevole approvazione della propria nicchia.
Al contrario, la libertà comporta solitudine e incertezza, ma al tempo stesso spalanca porte di meraviglia e sentimento, di stupore e significato.
Sono d’accordo con queste parole di Paolo Sorrentino a riguardo:
Lungi dal considerarmi totalmente libero e autentico, negli ultimi anni ho intrapreso un percorso di semplificazione e sottrazione, quasi minimalista. Ho scoperto che possedere meno oggetti significa guadagnare più: tempo, spazio, consapevolezza. È come se, rimuovendo gli strati superficiali, avessi finalmente raggiunto il cuore dei miei desideri. Vedi il precedente numero di Trasumanare.
Questa ricerca interiore mi ha portato a confrontarmi dapprima con un vuoto esistenziale, un momento di transizione necessario per ridefinire i confini della mia personalità. Ma è proprio in questo vuoto che ho trovato una nuova forma. Come quando il Tevere, dopo una piena, rivela i suoi fondali cesellati di rifiuti da rimuovere, sono sceso nel fondale di me stesso per eliminare i relitti di identità sovrapposte che non mi appartenevano più.
Oggi, pur coltivando le relazioni importanti, passo molto più tempo in solitudine, uno spazio che sto arredando con passioni pure e gratificazioni durature. In questo spazio silenzioso e calmo, posso facilmente sentire la mia voce interiore che mi guida su sentieri poco battuti, quasi deserti.
Ritornando all’imperativo di Delfi, per conoscere meglio te stesso o te stessa, mi sento di consigliarti almeno quattro vie:
Terapia psicanalitica: che te lo dico a fare.
Lettura dei classici: attraverso la vicinanza alle esperienze dei personaggi, si possono vivere più vite contemporaneamente, e si possono scovare agganci preziosi per la propria.
Teatro: in modo ancora più intenso della lettura, entrando con tutto il corpo nella vita di un personaggio, puoi provare sulla tua pelle le conseguenze delle sue scelte. Spesso, il teatro si rivela catartico e rivelatorio per la comprensione di se stessi.
Meditazione: ho trovato nella meditazione lo strumento più efficace per esplorare i fondali della mia mente. Perché mi permette di osservare i pensieri come si osservano le onde del mare, ma da sotto il pelo dell’acqua, riconoscendo nei vortici sommersi le cause della loro manifestazione superficiale.
Quali sono le strategie che adotti per conoscerti meglio? Parliamone!