Lo stress è un superpotere (finché non ti distrugge)
Lo stress non è un nemico da sconfiggere, ma un superpotere ancestrale da imparare a gestire. Scopri come trasformarlo da sabotatore a alleato.
Ho passato almeno gli ultimi due anni ad affinare le migliori tecniche nella gestione dello stress. Prima per me, poi anche per gli altri. Sono diventato piuttosto bravo, mi dicono, ma nell’ultimo mese non ho potuto fare a meno che lasciarmi scivolare nei suoi tentacoli caldi e vaporosi.
La settimana scorsa ho partecipato alla mia quinta maratona, quella per cui ho versato più sudore in allenamento, più disciplina, più ossessione nel programma. E come ogni sfida che meriti di essere chiamata “grande”, mi ha regalato un corteo di stress psico-fisico che mi svegliava di notte come un matrimonio indiano di fanfare e harmonium sfiatati che ti passa sotto la finestra di casa.
E poi c’è tutto il resto: una situazione familiare delicata che mi sta costringendo a fare scelte radicali, a guardarmi indietro per l’ultima volta solo per chiudere un cancello.
Stress su stress, come strati di vernice vecchia su un muro che nessuno ha mai pensato di raschiare. Nulla di speciale, anzi. Credo sia l’autobiografia non scritta di buona parte dell’umanità contemporanea. Ma invece di farmi attorcigliare da questa mole inconsueta di tensione, ho deciso di osservarla, divincolandomi nell’immobilità del non-giudizio.
E poi di studiarla come farebbe un entomologo con un insetto particolarmente disgustoso ma affascinante. Volevo capire cosa stesse cercando di dirmi quella alterazione fisiologica che può prendere il possesso della tua anima.
Lo stress è tutto da buttare? È un’infezione da debellare con la dedizione di un programma umanitario? Bisogna imparare a conviverci come si impara a farlo con un vicino molesto? Oppure possiamo capovolgerlo, convertirlo, trasformarlo in qualcosa che ha fatto anche cose buone?
Il reperto più prezioso che ho estratto da questo scavo esistenziale, è che lo stress non è un bug del sistema, ma una feature.
Per milioni di anni gli organismi viventi hanno danzato sul filo dell’omeostasi, quel fragile equilibrio interno che permette alla vita di funzionare. Tutto andava liscio finché le minacce restavano moderate: un po’ di freddo, la necessità di trovare cibo, qualche rivalità territoriale. Roba gestibile.
Talvolta però, la realtà diventava brutale. Predatori con appetiti famelici, rischi ambientali improvvisi, conflitti tribali cruenti che non prevedevano prigionieri. In quei contesti, l’omeostasi serviva quanto un cartello Peace&Love nel mezzo della piana di Austerlitz.
Ci serviva qualcosa di radicalmente diverso: un sistema capace di rompere temporaneamente l’equilibrio per permettere all’organismo di sopravvivere a un’emergenza improvvisa.
E così l’evoluzione, con la sua pazienza cieca e geniale, ha gradualmente premiato quei nostri antenati che sapevano attivare una modalità completamente nuova. La stessa modalità che oggi chiamiamo stress: un algoritmo biologico progettato per spingere l’essere umano oltre i suoi limiti naturali per qualche minuto cruciale.
Quando un predatore sbucava dai cespugli, lo stress era la linea sottile tra continuare a esistere e diventare pranzo. Non era un “errore di sistema”, non era un malfunzionamento psicologico da correggere con la mindfulness. Era precisione evolutiva allo stato puro. Una risposta perfettamente calibrata per un mondo tremendamente pericoloso.
Ed è affascinante – quasi inquietante – riconoscere che quello stesso identico sistema, intatto nei suoi meccanismi fondamentali, scorre ancora oggi nel nostro sangue. Ogni volta che il tuo capo ti manda una mail alle 19:45 con scritto “mi serve per oggi”, le tue ghiandole surrenali reagiscono esattamente come reagivano quelle di tuo bis-bis-bisnonno quando sentiva un ruggito nella notte.
Il mondo è cambiato molto più velocemente di quanto sia cambiata la nostra fisiologia. L’evoluzione non ha fretta, Cristoforo Colombo ne aveva parecchia.
Come funziona lo stress? Un cambio di stato completo
Lo stress non è un’emozione o una sensazione psicologica che puoi “lasciare andare” con un po’ di buona volontà. È uno stato del corpo intero, una ricalibrazione totale e spietata progettata per la sopravvivenza. Quando lo stress si attiva, il tuo corpo smette di essere “tuo” e diventa proprietà temporanea di un programma scritto millenni fa.
1. La fase rapida: l’adrenalina come benzina pura
Appena il tuo cervello – precisamente quella parte antica chiamata amigdala – rileva qualcosa che interpreta come minaccia, parte il protocollo d’emergenza:
L’amigdala attiva l’asse simpatico come un generale che grida “ALLARME ROSSO”
Le ghiandole surrenali, posizionate sopra i reni come due piccole fabbriche chimiche, iniziano a pompare adrenalina nel sangue
Il cuore accelera come un motore che sale di giri
I polmoni si espandono, aumentando la capacità respiratoria
La circolazione sanguigna viene brutalmente deviata: via dalle viscere, tutta verso i muscoli
La percezione si affila, i dettagli diventano più nitidi, il tempo sembra rallentare
Dolore e fatica vengono temporaneamente disattivati come se qualcuno avesse spento degli interruttori nel cervello
Questa è la fase fight or flight – combatti o scappa. Rapida, impulsiva, potente come una scarica elettrica. È perfetta per reagire in una frazione di secondo a un pericolo immediato. È il motivo per cui tua mamma ha sollevato l’automobile quando ci eri rimasta incastrata sotto da bambina. È reale. È selvaggia. È ancora dentro di te.
2. La fase lenta. Il cortisolo come strategia di guerra
Cosa succede quando la minaccia non scompare dopo trenta secondi e il pericolo si prolunga – o il tuo cervello pensa che si prolunghi? Entra in scena la fase strategica, quella che ti permette di resistere per ore o giorni.
L’asse HPA (ipotalamo–ipofisi–ghiandole surrenali) rilascia cortisolo, l’ormone che letteralmente ridefinisce le tue priorità esistenziali:
La digestione viene bloccata (chi ha tempo di digerire quando potrebbe essere divorato?)
Il sistema immunitario viene ridotto o disattivato (le infezioni sono un problema futuro, la tigre dai denti a sciabola è un problema adesso)
Le funzioni riproduttive vengono sospese (niente sesso quando c’è da sopravvivere)
La memoria episodica si indebolisce, diventi smemorato o confusa
Aumenta la spinta a comportamenti impulsivi – mangiare, bere, cercare gratificazioni immediate
In sintesi, il corpo sacrifica tutto ciò che non serve alla sopravvivenza immediata. Lo stress non potenzia semplicemente alcune parti del corpo ma ridefinisce le tue priorità biologiche. Tu non comandi più. Comandano i tuoi geni, la tua storia evolutiva, la biochimica antica di creature che dovevano sopravvivere a ogni costo.
Lo stress come sabotatore interno
C’è un momento in cui il racconto si trasforma da epico a edipico, da romanzo di avventura a tragedia moderna.
Nella nostra vita di tutti i giorni, il cervello interpreta segnali astratti e innocui come minacce fisiche reali. Non scherzo. Una mail di lavoro aggressiva può attivare la stessa identica chimica di un predatore nascosto su un albero. Un conflitto familiare può scatenare lo stesso livello di cortisolo di un agguato mortale. Il doomscrolling può trasformare piccoli stimoli negativi in una raffica di micro-traumi ripetuti.
Il tuo corpo non sa distinguere tra “mi stanno per licenziare” e “mi stanno per sbranare”. Per lui è tutto pericolo. Tutto merita la modalità d’emergenza. E se quella modalità rimanesse accesa per settimane, mesi, anni? Allora varcheresti le porte del regno dello stress cronico, una condizione che non è solo spiacevole ma è letteralmente devastante per ogni singolo sistema del tuo organismo. Ecco come:
1. Sistema cardiovascolare: lo stress cronico mantiene il tuo sistema cardiovascolare in uno stato di allerta permanente, consumando le pareti delle arterie come carta vetrata e aumentando il rischio di infarti e ictus. Il tuo cuore batte veloce per scappare da un predatore che non arriva mai. È esausto, ma non può fermarsi.
2. Sistema metabolico: il cortisolo elevato crea resistenza insulinica (le tue cellule smettono di ascoltare i segnali dell’insulina). Il grasso si accumula attorno agli organi interni (quello viscerale, il più pericoloso). Il metabolismo basale rallenta perché il corpo pensa “Siamo in guerra, meglio conservare energia.” Tu mangi uguale, ma ingrassi. E ti senti pure in colpa.
3. Sistema immunitario: lo stress sopprime le tue difese immunitarie quando ne hai più bisogno, rendendoti vulnerabile a ogni virus che passa. Ma allo stesso tempo può iperattivare risposte infiammatorie, creando un caos in cui il corpo attacca se stesso. Infezioni frequenti, malattie autoimmuni, infiammazioni sistemiche che creano quel senso costante di “non sto bene, ma non so perché.”
4. Sistema nervoso: la memoria a breve termine va a farsi benedire – dimentichi le chiavi, i nomi, cosa stavi per dire. La fatica decisionale ti paralizza: anche scegliere cosa mangiare diventa un’impresa titanica. L’impulsività aumenta, dici cose di cui ti penti, reagisci male, compri cose inutili. E poi arrivano ansia e depressione, come ombre al tramonto che coprono tutto.
5. Muscoli e apparato muscolo-scheletrico: spalle, collo, lombi restano contratti per contratto, come se fossi perennemente in attesa di ricevere un colpo. Cefalee muscolo-tensive che partono dalla nuca e ti avvolgono la testa come una morsa. L’incapacità totale di “staccare” fisicamente. Anche quando sei a letto, il tuo corpo è ancora in posizione di combattimento.
Lo stress cronico, in pratica, ti fa reagire come se la tua vita fosse costantemente in pericolo, ma ti rende sempre meno capace di salvarla davvero.
Ok, ho finito con le brutte notizie. Nonostante la distopia biochimica in cui è così facile inciampare, lo stress può ancora essere un’arma straordinaria. Quell’antica modalità d’emergenza non è diventata obsoleta; è solo che la usiamo nei momenti sbagliati, per i problemi sbagliati, per troppo tempo.
Quando lo stress è ancora oggi un superpotere
Un esame importante. Una gara sportiva. Un lancio professionale cruciale. La necessità di superare un limite concreto e definito. In questi casi, e solo in questi casi, l’attivazione simpatico-adrenalinica può catalizzare:
Velocità di apprendimento accelerata (il cervello assorbe informazioni come una spugna)
Potenza e resistenza fisica oltre le tue capacità normali
Creatività reattiva, quella che ti fa trovare soluzioni brillanti sotto pressione
Focus chirurgico e capacità decisionale rapida
Lo stress acuto è come una forma di caffeina biologica ultra-potente. Ti porta esattamente dove devi andare, con una precisione che nessuno stimolante esterno potrebbe mai replicare.
Questi sono alcuni ottimi attivatori fisiologici dello “stress positivo”:
5 minuti di power breathing (respirazione intensa e rapida)
Musica potente che ti carica emotivamente
Un countdown visibile che crea urgenza
Micro-impegni a tempo (ad esempio: 45 minuti di lavoro completamente focalizzato, seguiti da pause funzionali)
Devi sempre far seguire allo stress volontario un recupero concreto e non negoziabile. L’unico motivo per cui i nostri antenati non morivano consumati dallo stress è che dopo ogni minaccia mortale arrivava una lunga e meritata fase di:
Riposo profondo
Socialità rassicurante
Movimento leggero e non competitivo
Ricostruzione dei tessuti danneggiati
Anche tu, dopo ogni “sprint” intenso, devi inserire nel calendario (non come optional, ma come parte integrante della strategia) una fase di decompressione:
10-20 minuti di camminata lenta, preferibilmente in natura
Idratazione funzionale (il cortisolo disidrata)
Respirazione profonda (la spiego meglio dopo)
Esposizione all’aria aperta, alla luce naturale, a spazi verdi
Non è premio per aver lavorato bene, ma una manutenzione obbligatoria.
Come gestire lo stress negativo
In quanto modalità di emergenza o, come abbiamo appena visto, di performance, lo stress dovrebbe albergare dentro di noi per un periodo molto limitato, come un amico che viene a trovarci per una notte, non come un trasferimento permanente sul divano in salotto. Se invece dovessi sentire la presenza ingombrante di questo ospite fastidioso, puoi provare a mettere in atto queste strategie.
1. Eliminare lo stressor: siamo stati educati a credere che “dobbiamo imparare a gestire lo stress”. Che la maturità consista nel sopportare meglio, resistere di più, non lamentarsi mai. È una bugia colossale. A volte bisogna adattarsi, molte altre volte, invece, la cosa più intelligente e coraggiosa è togliere il piede dalla bomba.
Se un partner ti distrugge sistematicamente l’autostima e la salute mentale, cambiare partner è infinitamente più efficace che meditare un’ora al giorno per compensare il danno.
Se vivi in una città dove ti senti costantemente sotto pressione sociale, cambiare città modifica la tua biologia più profondamente di qualunque psicoterapia.
Se lavori in un ambiente tossico dove ogni giorno è una battaglia per la sopravvivenza psicologica, il tuo corpo registra minacce continue che non puoi semplicemente “interiorizzare”.
L’eliminazione della fonte di stress – quando possibile – è l’intervento numero uno secondo la psicobiologia evolutiva. Ovviamente non sempre è possibile, ma molto spesso lo è e non lo consideriamo nemmeno come opzione, perché abbiamo normalizzato l’idea masochistica che soffrire ci tempra e ci rende migliori.
2. Calmarsi dall’interno: il corpo influisce sulla mente più di quanto la mente influisca sul corpo. Puoi “pensare positivo” finché vuoi, ma se il tuo sistema nervoso è in modalità simpatica (allarme rosso), la tua mente continuerà a generare pensieri ansiosi. È fisiologia, non psicologia.
Ecco una tecnica semplice semplice per calmare la mente, partendo dal corpo: inspira per 4 secondi, espira per 6 secondi. Ripeti per 5 minuti. Esegui una respirazione nasale, diaframmatica, silenziosa. Mantieni il conteggio dei secondi come un mantra che risuona nella testa. Puoi sdraiarti o sederti, a patto di non dover compiere alcuno sforzo per mantenere la posizione.
Allungare l’espirazione attiva il nervo vago che agisce come un calmante sul sistema nervoso, spegnendo il sistema simpatico (allarme) e accendendo il parasimpatico (riposo e digestione). Non serve crederci. Funziona e basta. It’s biochimica baby.
3. Costruire una vita che non richieda di essere eroi tutti i giorni: la vera gestione dello stress non è solo tecnica. Non è solo respirazione, meditazione, integratori o coaching motivazionale. È architettura esistenziale. Ovvero, la costruzione di una vita che non ti richieda di essere in modalità sopravvivenza h24 (che brutta parola).
Su questo punto mi fermo perché aprirei un capitolo infinito. Però puoi dare un’occhiata a queste precedenti uscite che approfondiscono la tematica.
Trasumanare antistress
Guida completa alla meditazione 🙏
Hai mai pensato di iniziare a meditare ma non l’hai ancora fatto? Stai già meditando ma senti che ti manca un metodo da seguire o una base filosofica per praticare “verso” qualcosa?






