15 cose che ho smesso di fare
per migliorare la mia vita.
Quella che stai leggendo non vuole essere una guida alla perfezione. A seconda del tuo lavoro, dei tuoi ritmi e della tua età, potresti trovarti perfettamente d’accordo con me, come anche in profondo disaccordo. Ho voluto scrivere il racconto sincero di come ho scelto di vivere in modo migliore, più leggero e libero da routine, oggetti e pensieri che mi appesantivano e complicavano l’esistenza. A tale scopo ho raccolto quindici rinunce che mi hanno reso più ricco, più presente, più autentico.
1. Ho smesso di guardare il telefono appena sveglio e prima di dormire
Il telefono lo lascio in un’altra stanza e come sveglia uso uno smartwatch, o ancora meglio la mia compagna. Risale ormai a qualche anno fa, ma è stata una delle scelte più liberatorie. La sera non rischio di perdermi nel vortice dei reel e l’assenza di schermi mi ha regalato sonni principeschi: buio, silenzio e la consapevolezza che il mondo può aspettare fino al mattino. La mattina, invece, non subisco più quello schiaffo di realtà brutale, quella valanga di informazioni che ti investe senza preavviso.
Il risveglio è tornato a essere ciò che dovrebbe essere: un momento sospeso tra il mondo del sogno e la veglia, uno spazio di transizione dolce dove il corpo e la mente si riaccendono lentamente, senza violenza.
Se vuoi approfondire: Anatomia della morning routine
2. Ho smesso di comprare cose senza buttarne via
Il mio principio di acquisto è: 1 IN = 1 OFF. Se compro un qualsiasi oggetto deve sostituirne un altro (con eccezione di arte, libri, cibo, spesa generica). Vale per tutto il resto: scarpe, occhiali, padelle, piatti, gadget tecnologici...tutto.
Di conseguenza, mi sono abituato a rivendere o regalare le cose che dismetto, scoprendo che ogni oggetto può avere il suo valore - economico o funzionale - anche quando cessa di essere utile a me. Parallelamente, ho anche smesso di tenere le cose perché “non si sa mai”. Se mi accorgo che è da più di un anno che non le uso, adios!
Se vuoi approfondire: Sette consigli per avere meno cose
3. Ho smesso di andare a letto tardi
A parte qualche sporadico fine settimana pazzerello, vado a letto molto presto. L’idea di stare sveglio fino a tardi a guardare una serie TV o peggio a scrollare su qualche social non mi affascina per niente.
Inoltre, da quando ho iniziato a correre più seriamente, mi sono accorto di quanto il sonno sia il metodo più efficace per il recupero psicofisico; migliore di qualsiasi altro trattamento super costoso. Un buon vecchio sonno regolare è un booster fenomenale per le performance sportive.
E poi, la grande maggioranza delle ricerche scientifiche ormai concordano sull’importanza delle 8 ore di sonno e raccomandano di coricarsi tra le 22:00 e le 23:00. Andare a letto tardi significa barattare le ore più preziose del riposo per Netflix o Instagram: è semplicemente un cattivo affare.
Se vuoi approfondire: La scienza del sonno
4. Ho smesso di voler piacere a tutti
Ogni persona ha le sue preferenze, le sue convinzioni (spesso limitanti) e le sue nevrosi. Non piacere a qualcuno non è una sconfitta, ma il risultato oggettivo di una in-compatibilità.
Ci ho ripensato ultimamente perché sto attraversando un momento delicato nel rapporto con mio padre (che non è mai stato sfolgorante). Lui è molto invecchiato e il suo carattere si è ulteriormente indurito. Cerco di operare per il suo bene, ma lui percepisce soltanto affronto, privazione, dispetti. Ebbene, anche con lui, ho smesso di volergli piacere a tutti i costi.
Come effetto collaterale (e naturale), ho anche smesso di voler cambiare le persone. O meglio, mi impegno a farlo solo con chi ha davvero voglia di mettersi in gioco. Il resto è tutta energia sprecata, fatica che non porta da nessuna parte.
Se vuoi approfondire: conosci già il mio percorso trasformativo Breatheam?
5. Ho smesso di comprare vestiti al di fuori di due colori: blu e beige
🔵🟡 Insieme stanno da dio; così ho deciso che la mia “uniforme” è costituita da questa palette essenziale. In questo modo ho ridotto drasticamente i dilemmi nella scelta dei nuovi capi e anche il tempo a ragionare su cosa mettermi la mattina. Non è monotonia: è liberazione da una decisione quotidiana, per me, inutile.
Per smorzare l’uniformità, acquisto accessori in tonalità diverse ma sempre in armonia con i colori primari: calzini artistici, camicie in fantasia, berretti, giacche.
Se vuoi approfondire: Decluttering way of life
6. Ho smesso di essere sempre produttivo
Siamo portati a pensare che ogni giornata vada sfruttata al massimo. Un pomeriggio “perso” è una maledizione. Per me non è più così. Ho imparato ad accettare i momenti più scarichi per far vagare i pensieri, per riconoscere un po’ di ozio.
A volte telefono a un amico, a volte faccio una passeggiata mentre ascolto un audiolibro. Oppure, medito una mezzoretta in più del solito.
Al tempo stesso, non cerco nemmeno di sembrare impegnato. Quando devo fissare un meeting di lavoro, amo dire: “Domani, quando vuoi”. Nessuna agenda gonfia da mostrare, nessun bisogno di apparire indispensabile. Come avevo scritto nei consigli per l’estate, l’ozio creativo è spesso il terreno più fertile per le idee migliori.
Se vuoi approfondire: Lavori per guadagnare soldi o per guadagnare tempo?
7. Ho smesso di controllare le notizie ogni giorno
Non ho alcun dubbio sul fatto che le notizie da first reaction shock mi arrivino comunque. Per restare al passo, faccio un’abbuffata informativa il venerdì: newsletter selezionate, podcast di approfondimento, app di informazione curate. E poi adoro guardare Propaganda Live, che fa una sintesi divertente della settimana, oltre a un documentario di approfondimento mai banale (a prescindere dal tuo orientamento politico, te lo consiglio).
Ho scoperto che l’informazione ossessiva non mi rende più consapevole, mi rende solo più ansioso. Le breaking news sono quasi sempre rumore, non segnale. Concentrare l’aggiornamento in un solo giorno mi permette di avere una visione d’insieme più lucida, meno emotiva, più contestualizzata. Il resto della settimana lo dedico a pensare, non a reagire.
Se vuoi approfondire: L’attenzione è il nuovo petrolio
8. Ho smesso di viaggiare con un trolley
Tutto quello che mi serve per un viaggio deve stare in uno zaino. Possibilmente non sopra i 32 litri. Bando al superfluo.
Per farti un esempio, questa estate ho viaggiato per due settimane in Giappone e questo è tutto ciò che ho portato con me: 3 pantaloncini, 3 t-shirt, 2 camicie, 1 pantalone lungo, 1 giubbino impermeabile, 1 paio di scarpe, 1 paio di ciabatte. Calze, mutande, telo in microfibra, spazzolino elettrico, auricolari, tablet, caricabatterie, occhiali, berretto, carta di credito, passaporto. Fine.
L’apparecchiatura di consumo come deodorante, profumo, dentifricio e shampoo l’ho comprata in loco. La leggerezza fisica del viaggiare si trasforma anche in leggerezza mentale.
Se vuoi approfondire: 49 cose di cui sono abbastanza sicuro: VITA
9. Ho smesso di uscire con il portafogli
L’ho sempre trovato scomodissimo e l’idea di uscire con tutti i documenti e le carte in tasca la trovo piuttosto rischiosa. Infatti, sono almeno dieci anni che non uso il portafogli.
Oggi, a maggior ragione, tengo sia le carte (Google Wallet) che i documenti (app IO) sullo smartphone. I contanti, quando li porto, li metto in tasca. Le monetine concimano uno svuota-tasche nell’ingresso di casa (quando arrivano a una decina di euro ci compro una pizza da asporto). Come avrai capito, meno cose porto addosso, più mi sento meglio :)
Se vuoi approfondire: Qualche legge sulla ricchezza
10. Ho smesso di voler essere alla moda
Cerco in ogni caso di stare fuori dalla FOMO, o almeno ci provo. Ci sono trend che pervadono ogni aspetto della nostra vita: abbigliamento, sport, mete di viaggio, ristoranti, cibi, serie TV, persino investimenti finanziari. Di solito, si paga overpriced e le aspettative si paralizzano in un gelido bagno di realtà.
C’è una ragione psicologica comprensibile dietro il bisogno collettivo di seguire le mode. Quando tutti vanno in quel ristorante, indossano quelle scarpe, visitano quella meta, si crea un linguaggio comune, un terreno condiviso di conversazione e riconoscimento sociale. È una forma di protezione: dalla paura del giudizio, del sentirsi fuori posto, del rischio di essere considerati obsoleti o, peggio, irrilevanti. La moda ci rassicura perché ci dice: “Sei dei nostri, sei up to date, sei valida”. Probabilmente mi sono liberato anche da questa necessità di sentirmi al sicuro.
Se poi ci finisco, senza volerlo, nella moda, è un altro paio di maniche.
Se vuoi approfondire: Non essere speciale
11. Ho smesso di preoccuparmi per il futuro
O comunque per tutto quello che non posso controllare. Il mio passato l’ho analizzato a sufficienza. Il futuro non esiste da nessuna parte, e in ogni caso è al di fuori della mia interferenza. L’unico momento che mi interessa abitare è l’adesso ed è su questo tempo che mi voglio concentrare.
Ovviamente, ho le mie abitudini, i miei metodi che mi permettono di programmare le mie giornate, ma smetto di preoccuparmi su quello che forse potrebbe accadere.
Ho una reminiscenza scolastica che spiega bene questo concetto. Pensa all’utilizzo del futuro con il present simple in inglese. Io posso utilizzare il present simple per dire che tra due settimane arriverà il treno a una tale ora. Perché è un’abitudine consolidata. Quindi non dico: “Next Friday, the train will arrive at 11:00am”. Ma dico: “Next Friday, the train arrives at 11:00am”.
Ecco, l’unico modo che utilizzo per interagire con il futuro è quello di costruire abitudini che (tendenzialmente) si ripetono nel futuro. Tutto il resto, lascio che sia la vita a deciderlo. È molto più saggia di quanto si pensi. I più grandi (e bei) cambiamenti che mi sono successi sono arrivati senza che li abbia minimamente decisi, e senza che me ne sia tanto meno preoccupato.
Se vuoi approfondire: Il mondo è perfetto così com’è?
12. Ho smesso di aver paura di morire
È davvero liberatorio. Nel momento in cui ho smesso di sentirmi al centro del mondo, sono diventato incredibilmente meno importante. Non sono più imprigionato nella rete della paura di doverci essere, a tutti i costi. Sono una gocciolina dell’oceano che per un nanosecondo si stacca dalla sua onda, per poi ritornare in essa.
Credo che alla base della paura della morte ci sia l’insoddisfazione per quello che NON abbiamo ancora fatto nella vita. Ci si sente in ritardo, e quindi un’eventuale dipartita segnerebbe una sconfitta. Un’occasione mancata. Ecco, quella sensazione di urgenza e rivendicazione l’ho totalmente persa.
Spero di vivere ancora a lungo perché amo la vita, ma se dovessi scomparire, beh, capita. Non è fatalismo, è accettazione. È capire che la morte è parte integrante dell’esperienza umana, non un’anomalia da evitare a tutti i costi. E curiosamente, smettere di temerla mi ha permesso di vivere più pienamente.
Se vuoi approfondire: Passa dai tuoi
13. Ho smesso di voler vivere da un’altra parte
Quando vediamo le vite altrui circondate da spiagge bianche e casette in bambù, oppure da baite sperdute in altura, o affacciate da un attico su Central Park, viene spontaneo desiderare di essere lì. Continuiamo a pensare in quale altro luogo potremmo essere più felici. Dove potremmo finalmente sbocciare e realizzarci.
Tralasciando il fatto che, nonostante tutto, adoro l’Italia, ho anche smesso di pormi il problema di dove vivere. Tutte le case e città che ho cambiato (credimi, sono state davvero tante) sono capitate sulla mia strada, senza che l’avessi scelto programmaticamente. A un certo punto capita qualcosa e sai che è il momento di cambiare.
Su questo dilemma ci ho riflettuto a lungo durante il viaggio nel sud-est asiatico dell’anno scorso: emozionante, indimenticabile, intensissimo. Tuttavia, credo che mi sarei stufato in quei luoghi da cartolina. E poi, quandunque ci volessi tornare, quei luoghi sono sempre lì. In fondo, la felicità non abita in un luogo, abita in uno stato mentale.
Se vuoi approfondire: Viaggio in Sicilia: 10 agosto 2012
14. Ho smesso di avere un solo lavoro
Innanzituttamente (come direbbe Cetto Laqualunque) per il sacrosanto principio della diversificazione. Non voglio poggiare tutta la mia sussistenza economica su un’unica gamba. E se quella gamba si spezzasse?
In secondo luogo, per dare un po’ di brio, novità ed entusiasmo alle mie giornate. E in ultimo, per dare sfogo alle mie competenze. Ad oggi lavoro come: web designer, digital marketer, insegnante di meditazione, autore di questa newsletter, investitore. I miei flussi di cassa sono molteplici e (in linea teorica) dovrei essere più anti-fragile rispetto alla caoticità dell’epoca contemporanea.
Come conseguenza diretta, ho anche smesso di identificarmi con il mio lavoro. Anche perché non saprei più in quale identità infilarmi. Preferisco l’accezione di life hacker: qualcuno che affronta la vita e le sue complessità con creatività, flessibilità e un tocco di irriverenza verso le convenzioni.
A proposito: mi vorresti come tuo collaboratore? Scrivimi e parliamone.
Se vuoi approfondire: Quante competenze professionali dovresti sviluppare?
15. Ho smesso di ricevere notifiche (ad eccezione di WhatsApp)
Chiudo da dove sono partito: dal maledetto smartphone. Mail, social, produttività, ricordi del giorno, aggiornamenti app... nulla, nada, zero. Anche su WhatsApp mi premuro di silenziare tutti i gruppi silenziabili.
Se sto lavorando, controllo le mail dal PC. Se non sto lavorando, non è necessario controllarle in tempo reale. Tutto il resto è solo rumore fastidioso.
Ogni notifica è un semino di distrazione piantato nella giornata, e io non desidero essere distratto. Il principio generale è: NON usare il telefono come hobby, ma soltanto come strumento. Eliminando le notifiche, ho recuperato la capacità di concentrazione profonda: quella che oggi è diventata un vero lusso per pochi.
Se vuoi approfondire: Sopravvivenza Vs Creazione: in quale modalità stai vivendo?


