Quanti soldi fanno la felicità?
Sono andato a studiare le ultime ricerche accademiche che rispondessero alla domanda: Quanto si dovrebbe guadagnare per essere felici?
A Dicembre si chiude un fatturato, a Gennaio se ne apre uno nuovo. Guardi il conto in banca, guardi gli investimenti, e ti chiedi: Sto guadagnato abbastanza? Potrei guadagnare di più o in fondo mi sta bene così?
Ovviamente intorno ai soldi si configura un’idea di benessere molto diversa da persona a persona, tuttavia mi è sorta la curiosità di sapere se, “secondo la scienza”, esistesse una certa ricchezza che garantisse la felicità (o almeno che ci avvicinasse il più possibile).
E così, sedendo e mirando grafici e tabelle, sono andato a studiare le ultime ricerche accademiche che rispondessero alla domanda: Quanto si dovrebbe guadagnare per essere felici?
L’esito potrebbe sembrare ovvio (più si guadagna, meglio è) ma vedrai ci sono non poche sfumature.
Il denaro è considerato la migliore storia mai raccontata (guarda il video) dal famoso antropologo Y.N.Harari (quello di Sapiens), ed è spesso un argomento divisivo anche tra filosofi, economisti e psicologi. Esso infatti non comprende solo la mera transazione per lo scambio di beni e servizi, ma si addentra nella sfera emotiva, sociale e psicologica dell'esistenza umana, annidandosi con la natura multiforme della felicità.
Innanzitutto, funge da strumento per soddisfare i bisogni essenziali. Garantisce l’accesso al cibo, alloggio, assistenza sanitaria e sicurezza, costituendo la base su cui costruire un benessere primario. In effetti, senza questi elementi di base, la vita può diventare una dura lotta, segnata da stress, ansia e insicurezza.
Ma una volta raggiunto il benessere primario, con l’aumentare del reddito e delle risorse finanziarie si sale al livello del benessere emotivo, in cui si cercano le opportunità di arricchire la vita attraverso esperienze (viaggi, istruzione, eventi culturali e hobby) e beni non-primari che contribuiscono alla crescita personale e a un più elevato senso di appagamento.
Il punto di sazietà
Tuttavia, molte ricerche suggeriscono che il legame tra reddito e felicità segue un andamento curvilineo.
Uno studio pionieristico del 2010 di Daniel Kahneman e Angus Deaton aveva rilevato che il benessere emotivo migliora con il reddito fino a circa 75.000 euro all'anno. Oltre questo livello, la relazione si stabilizza e addirittura diminuisce. Ma era solo il 2010. Studi successivi hanno perfezionato questa soglia, indicando un “punto di sazietà” di circa 95.000 euro nelle regioni ricche del mondo, come l’Europa Occidentale. Ad esempio, il Wellbeing Research Centre dell'Università di Oxford suggerisce che il benessere emotivo nel Regno Unito raggiunge un picco di circa 100.000 - 120.000 sterline all'anno.
Quando di più non è meglio
Cosa succede oltre il “punto di sazietà”? L’adattamento edonico (o paradosso di Easterlin) inizia a farsi sentire. Le persone più ricche si trovano spesso alla ricerca di qualcosa di più senza sperimentare un aumento sostenuto della felicità. Il piacere derivante dai beni materiali svanisce rapidamente, sostituito da nuovi desideri e aspirazioni. Ne avevo parlato anche qui.
Questo fenomeno favorisce l'insoddisfazione e il senso di vuoto, come osservò William Dawson nel suo libro iconico del 1903 The Quest for the Simple Life, “Tutto il piacere dei soldi finisce nel momento in cui i soldi diventano superflui”.
Inoltre, l'incessante ricerca della ricchezza può esacerbare lo stress e l'ansia. Chi guadagna ben oltre il punto di sazietà può sentirsi sotto pressione per mantenere o aumentare il proprio reddito, portando a una spinta compulsiva verso l’accumulazione continua.
C’è chi dice il contrario…
Nel 2021, Matthew Killingsworth della University of Pennsylvania ha pubblicato un nuovo studio che smontava le tesi precedenti, suggerendo semplicemente che, più le persone sono ricche e più sono felici.
In seguito, nel 2022 è stato teorizzato da una ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences che il denaro aumenta la felicità – almeno per la maggior parte delle persone – con il raggiungimento della soglia massima di benessere individuata a circa 500.000 euro annui (ben più in alto dei primi studi).
Infine, uno studio successivo del 2023, con la collaborazione dei rivali Killingsworth e Kahneman, ha evidenziato che, mentre per la maggior parte delle persone la felicità aumenta con il reddito, ciò non è vero per coloro che sono infelici in partenza, la cui felicità aumenta sì con il reddito, ma solo fino a una certa soglia.
Dunque sembra delinearsi una “terza via”, per la quale è necessaria una precedente capacità di essere felici per poter godere appieno di una ricchezza crescente.
Non è facile districarsi in questo labirinto di tesi e contro-tesi, e il sondaggio americano Financial Happiness pubblicato da Harris Poll sembra complicare ancora di più le cose.
Nel grafico seguente, infatti, puoi osservare la proiezione del salario considerato necessario (il pallino), a seconda del salario effettivamente percepito (banda verde). Tra i 100 e 150.000 euro annui, non si desidera più di quello che si ha, mentre nelle fasce molto basse e molto alte il percepito è inferiore a ciò che si considera necessario.
Quindi, secondo questo studio una persona che guadagna più di 200.000 euro l’anno si considera inadeguata, nel proprio status economico, tanto quanto una che ne guadagna meno di 25.000. Paradossale, non credi?
L’importanza del proprio scopo
Una cosa è certa: la felicità non dipende solo dalla ricchezza. Nonostante riservino un ruolo fondamentale alle risorse economiche, queste ricerche evidenziano l'importanza di fattori non economici come le relazioni sociali, la salute e il senso di appartenenza. Un forte legame con la famiglia e gli amici, una buona salute fisica e mentale e attività valoriali hanno spesso un impatto maggiore sul benessere rispetto al solo reddito.
Soprattutto l’avere uno scopo, - che derivi dal lavoro, dal coinvolgimento nella comunità o dalle passioni personali - svolge un ruolo cruciale. Le persone che sentono che la loro vita ha un significato tendono a sperimentare una maggiore soddisfazione anche di fronte alle restrizioni finanziarie.
Nella mia limitatissima esperienza diretta, non conosco molte persone davvero ricche e davvero felici. Spesso mi sembrano intrappolate nella rete del paradosso di Easterlin visto prima. Se ne conosci qualcuna o se vuoi condividere un tuo pensiero su questo punto, scrivilo nei commenti.
Io stesso mi considero, non senza una punta di presunzione, più felice di molta gente tremendamente più ricca di me. Credo si tratti di un graduale processo di messa a fuoco, o di allineamento prospettico di se stessi con la propria missione.
Ne avevo già riflettuto in questi precedenti numeri di Trasumanare, di cui ti consiglio la lettura:
Interessante, ma ancora più interessante sarebbe comprendere qual è il punto di equilibrio ideale tra guadagno e tempo. Nel senso che se per guadagnare 95mila euro non mi restasse un'ora al giorno per me, allora non so quanto potrei essere soddisfatto della mia vita.
Non ne ho mai lette, ma sarebbe bello sapere qual è la quantità di tempo di benessere (il tempo trascorso a prendersi cura della propria cultura, meditare, fare journaling, ecc.) ideale.
Immagino che se sia troppo poca, il nostro equilibrio mentale ne risenta.
Ma se è troppa, cadiamo nella trappola dell'analisi eccessiva, altrettanto capace di allontanarci da uno stato di benessere e equilibrio.
A propsito della tua domanda su persone ricche e felici, la penso come te. Ho la sensazione che si tratti di una felicità di cartapesta, solo ostentata. Sono invece convinto che se scendi sotto un certo livello di reddito, da un certo malessere non riesci a fuggire: le risorse materiali rischiano di diventare un pensiero fisso (tipo se non riesci a pagare il mutuo, o gli studi che tuo figlio desidera).